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Risoluzione del PPE sull’attuale crisi in Venezuela

Risoluzione adottata al Congresso del PPE, Zagabria (Croazia), 20-21 novembre 2019
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La tragica ed evitabile crisi in Venezuela continua a peggiorare. Sin da quando sono saliti al potere, nel 2013, Nicolás Maduro e il suo regime corrotto hanno rovinato il loro paese e impoverito il loro popolo con la loro incompetenza e la loro criminalità. Hanno ignorato la costituzione venezuelana, minato le istituzioni democratiche e violato sistematicamente i diritti umani fondamentali. Migliaia e migliaia di persone sono state uccise dalle forze di sicurezza extragiudiziali che operano per conto del regime, senza alcun ricorso legale per le famiglie delle vittime. Ancor più persone sono vittime di intimidazioni sistematiche. Gli oppositori politici sono stati perseguitati, imprigionati e addirittura uccisi. La tortura è ormai diffusa. Più di 7 milioni di persone in Venezuela hanno bisogno di assistenza sanitaria; 3,7 milioni di persone sono malnutrite; il 94 % della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, il 62 % di esse vive in povertà estrema; il 70 % dei bambini non frequenta le scuole. Più di 4,3 milioni di venezuelani hanno lasciato il paese ed è possibile che milioni di altre persone seguano il loro esempio nei mesi a venire. Molti sono morti per carenza di medicine, acqua, elettricità e benzina. Il PPE, insieme al Gruppo del PPE al Parlamento europeo, all’Internazionale democratica centrista, all’Unione democratica internazionale e a molti altri partner, si è schierato con fermezza e chiarezza al fianco del popolo venezuelano e con l’opposizione democraticamente riconosciuta al regime di Maduro. In particolare, le risoluzioni del PPE del 5 settembre 2017 e del 4 febbraio 2019 hanno evidenziato gli abusi del regime di Maduro e richiesto la fine della persecuzione politica e l’immediata scarcerazione di tutti i prigionieri politici. Abbiamo dichiarato illegittime le elezioni venezuelane del 20 maggio 2018 e, a gennaio 2019, abbiamo riconosciuto Juan Guaidó come presidente ad interim. Abbiamo sostenuto un processo che portasse quanto prima a elezioni libere ed eque. Abbiamo richiesto che l’UE adottasse sanzioni mirate UE contro il regime di Maduro fino a quando non cesserà di violare le libertà fondamentali del suo popolo e di impedire il ripristino della democrazia e dello stato di diritto. Il 16 luglio 2019 la Commissione europea e il Consiglio europeo hanno pubblicato una dichiarazione a sostegno della ripresa dei colloqui di pace alle Barbados, mediati dalla Norvegia, e richiesto nuovamente elezioni libere ed eque aggiungendo, inoltre, che “se i negoziati in corso non produrranno risultati concreti, l’UE estenderà ulteriormente le sue misure mirate”. Il 18 luglio 2019 il Parlamento europeo ha adottato un’ulteriore risoluzione, proposta congiuntamente dal Segretario Generale del PPE, Antonio López-Istúriz, dal Vice-Presidente del PPE Antonio Tajani e da altri 14 membri del Gruppo del PPE, “[ribadendo] il pieno sostegno al legittimo presidente ad interim, Juan Guaidó” e “[invitando] il Consiglio a imporre ulteriori sanzioni nei confronti delle autorità statali de facto responsabili delle violazioni dei diritti umani e della repressione”. La risoluzione affermava che “le autorità dell'UE devono limitare i movimenti delle persone interessate nonché dei loro parenti più prossimi, congelarne i beni e sospenderne i visti”. Ad agosto 2019 la delegazione di Maduro ha sospeso la propria partecipazione ai negoziati. Il 17 settembre 2019 il Gruppo del PPE al Parlamento europeo ha ribadito il proprio sostegno a ulteriori sanzioni alla luce della malafede con cui il regime di Maduro ha partecipato ai colloqui. Il 29 settembre 2019 l’UE ha annunciato nuove sanzioni contro sette persone, portando a 25 il numero di alti funzionari colpiti da sanzioni mirate. Il PPE ribadisce il proprio sostegno a tali misure. Sabbiamo che Nicolás Maduro ha a lungo utilizzato i negoziati con le opposizioni e con i mediatori internazionali come tattica per prendere tempo. È per questa ragione che chiediamo che l’UE continui a fare pressioni sul regime, mettendo in chiaro che sono in corso di preparazione ulteriori sanzioni contro decisori che sono complici del regime di Maduro nella soppressione delle leggi democratiche e che traggono profitto dal furto delle risorse del paese. Qualora le violazioni e le strategie di Maduro per temporeggiare continuassero, dovranno essere imposte ulteriori sanzioni. Il PPE chiede che sia stabilita una strategia regionale a sostegno dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, compresi i territori dell’UE e, nello specifico, le isole dei Caraibi Olandesi di Aruba e Curaçao, che stanno affrontando il massiccio esodo di rifugiati venezuelani. Il PPE chiede che Maduro torni immediatamente a partecipare ai colloqui per stabilire un piano chiaro, concreto e preciso per l’indizione di nuove elezioni presidenziali. Per il bene del suo paese, inoltre, dovrebbe rinunciare alla presidenza e garantire un pacifico trasferimento dei poteri. A Maduro non può essere infatti affidata la supervisione di elezioni eque, che non devono solo essere libere da interferenze illegali, ma che devono anche seguire procedure e produrre risultati ritenuti credibili sia dai cittadini, sia dagli osservatori indipendenti. Il popolo del Venezuela merita questo sforzo e ha disperatamente bisogno di questa soluzione. Il PPE è al loro fianco per denunciare un dittatore corrotto e per chiedere il ripristino della democrazia e dello stato di diritto nel loro paese. Il PPE condanna l’interferenza di paesi come Cuba, la Cina, la Turchia e la Russia a sostegno del regime di Maduro.


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